Filtri UV nei cosmetici: no effetti nocivi sulla fotosintesi dei coralli

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Clichy, 14 febbraio 2019 – Il Centro Scientifico di Monaco (CSM) e la Divisione Ricerca e Innovazione di L’Oréal (R&I) hanno sviluppato congiuntamente un metodo per valutare con precisione l’impatto sui coralli generato dai prodotti per la protezione solare. Il test si basa sulla misurazione di uno dei principali parametri che stanno alla base dello sbiancamento delle barriere coralline, ovvero la fotosintesi delle micro-alghe che vivono in simbiosi con i coralli. I risultati dello studio “Photochemical response of the scleractinian coral Stylophora pistillata to some sunscreen ingredients” sono stati recentemente pubblicati su “Coral Reefs”, la principale rivista scientifica in questo ambito. Lo studio dimostra che i coralli esposti per 5 settimane a 5 filtri UV impiegati nei cosmetici mantengono a pieno le loro capacità fotosintetiche, anche laddove i filtri UV sono stati testati a concentrazioni di gran lunga superiori a quelle rilevate in ambiente marino. https://rd.springer.com/article/10.1007/s00338-018-01759-4

Considerando che i casi di tumore della pelle sono quasi raddoppiati negli ultimi 20 anni, la protezione contro questa patologia rappresenta una delle principali questioni di interesse pubblico che riguardano la salute. Proprio per questo la Divisione R&I di L’Oréal è da tempo impegnata nella ricerca di prodotti innovativi ed efficaci per la protezione solare. Parallelamente il Gruppo L’Oréal ha anche posto grande attenzione nel garantire che i propri prodotti fossero sicuri per l’ambiente, per gli habitat sia marini che di acqua dolce. Infatti tra i principali timori di carattere ambientale figurano oggi quelli riguardo le barriere coralline, che in un certo numero di regioni di tutto il mondo sono soggette a sconcertanti episodi di sbiancamento caratterizzati dalla perdita delle micro-alghe che vivono in simbiosi con i coralli. La comunità scientifica degli esperti di barriere coralline è largamente concorde nell’individuare nel riscaldamento globale la causa del loro sbiancamento. Recentemente i filtri UV sono stati ritenuti responsabili di avere un impatto negativo sui coralli, contribuendo al loro sbiancamento. Pertanto si è ritenuto necessario condurre uno studio scientifico per misurarne esattamente l’impatto.

La Divisione R&I di L’Oréal ha collaborato con il CSM per valutare il grado con cui i filtri UV contribuiscono allo sbiancamento dei coralli. A tale scopo i ricercatori del CSM hanno sviluppato un test in laboratorio su culture di corallo della specie Stylophora pistillata. In condizioni di luce e temperatura controllate e immerso in acqua marina naturale, il modello può essere utilizzato per determinare precisamente l’impatto di ciascuna molecola che potrebbe contaminare le barriere coralline.

Durante lo studio i ricercatori del CSM hanno esposto i coralli a concentrazioni crescenti di filtri UV, dalla concentrazione massima rilevata in mare nelle aree turistiche fino a concentrazioni 10.000 volte superiori. I principali filtri UV impiegati nei prodotti per la protezione solare di L’Oréal sono stati testati misurando la fotosintesi delle micro-alghe simbionti che vivono tra i coralli. Dopo 5 settimane di esposizione, i risultati dimostrano che i filtri organici in questione non producono effetti nocivi per i coralli, nemmeno a concentrazioni superiori al loro limite di solubilità. Questi 5 filtri UV organici impiegati nei cosmetici non impattano negativamente sulla fotosintesi delle alghe simbionti, a differenza di alcuni erbicidi noti per il rapido effetto negativo che hanno sulla sopravvivenza di queste micro-alghe.

Il nostro studio è il primo a sviluppare un test replicabile utilizzando un parametro fondamentale della fisiologia dei coralli e che è molto sensibile ai fattori di disturbo ambientale, ovvero l’attività fotosintetica delle alghe che vivono in simbiosi con i coralli. Queste alghe sono essenziali per la vita dei coralli ospitanti. Il test, attualmente applicato ai prodotti cosmetici, potrebbe anche essere utilizzato per valutare la tossicità di qualsiasi tipo di molecola” ha precisato Denis Allemand, Scientific Director del CSM.

“Lo sviluppo di questo nuovo test rientra nell’approccio generale avviato dalla Divisione R&I di L’Oréal oltre 15 fa che punta a garantire la sicurezza ambientale dei prodotti che commercializziamo” ha affermato Laurent Gilbert, Sustainable Innovation Manager della Divisione R&I di L’Oréal.

La Divisione R&I di L’Oréal continua a reiterare il proprio impegno a sviluppare prodotti che rispettino l’ambiente marino collaborando con il CSM e la TARA Foundation.